Ferrara. Applaudita Katia Ricciarelli al Ferrara Film Festival protagonista del corto “Il dito e la luna”, regia di Rossella Bergo


FERRARA – Katia Ricciarelli e il Delta del Po con il cortometraggio Il dito e la luna, scritto e diretto da Rossella Bergo e prodotto da Clownessa Film, sono stati applauditi al Ferrara Film Festival giunto alla 9° edizione grazie al direttore artistico Maximilian Law. Nei giorni scorsi erano in molti ad attendere la cantante lirica e attrice al talk show per l’intervista presso il Cine Village nello spazio Mazda Lounge di Piazza Trento e Trieste. Erano presenti anche la regista Rossella Bergo e gli interpreti Samuele Spada e Barbara Braghin. <> afferma la regista. << Sono i miei luoghi, dove sono nata>> ricorda Katia Ricciarelli <>. Alle 19, dopo le foto di rito sul red carpet, la delegazione de Il dito e la luna si è spostata all’interno del Teatro Nuovo per la proiezione del corto, al termine del quale, un lungo applauso al film e agli interpreti è stato indice di grande apprezzamento. Il corto tratta il tema del diverso, di ciò che non rientra nei canoni della società; racconta il viaggio alla riscoperta di se stessi e verso un processo di accettazione. Presenti in sala anche il musicista che si è occupato della colonna sonora Silvano Pozzato, Graziana Bergo per la scenografia, l’interprete Diego Bertante e le modelle curvy Barbara Braghin, Francesca Angelo, Elisa Romagnolo e Marianna Dalan.


Il cortometraggio Il dito e la luna che vede protagonista Katia Ricciarelli nel ruolo di Bianca, intende focalizzare l’attenzione su come, ancora oggi, pregiudizi, credenze radicate in modelli di pensiero ormai sorpassati, tabù, ecc. possano inficiare la vita stessa di chi li subisce. Il non sentirsi accettati, compresi, accolti provoca un intenso disagio che può manifestarsi in vari modi. Le tematiche affrontate nel cortometraggio spaziano dalla creatività all’orientamento sessuale, dal diverso alla solitudine, dall’arte della moda al turbamento e al malessere di chi non può esprimersi (Tommaso) e di chi è schiavo della propria mentalità (Bianca). La storia appare semplice ma scavando si possono intravvedere altre tematiche come la presenza schiacciante del patriarcato che, in modo trasversale, influenza Bianca nelle decisioni della vita. Esiste un legame invisibile tra persone che per un motivo o per un altro non rientrano nei canoni considerati ‘giusti’ dalla società. È come un riconoscersi, uno stato empatico tra chi vive le stesse emozioni per non essere mai all’altezza delle aspettative degli altri. Una silenziosa condivisione di quell’intimo malessere si esprime tra Tommaso, il figlio di Bianca, e le operarie esuberanti della sartoria che si trasformeranno poi in curvy model. Al tempo stesso il progetto filmico intende evidenziare che anche laddove non sembra esistere spazio per l’arte e la creatività queste spingono a tal punto da trasbordare. Non c’è modo di silenziare quell’impeto dettato dall’anima di un talento e, in un ambiente culturalmente poco fertile, ecco fiorire la creatività in tutto il suo splendore, senza codici prestabiliti e regole imposte.

La Redazione

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